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Il bambino ribelle ed il messaggio che porta con sé per tutti noi

Piccolo guerriero, piccola guerriera,

a te è dedicato questo articolo


Sono tanti e sono sempre di più questi bambini dalla grande volontà, carichi di determinazione, pronti a fare valere le loro scelte al di sopra di qualsivoglia regola venga loro imposta.


Sono bambini e bambine animati da una chiara presenza dell'elemento fuoco, elemento che in sinergia con terra, aria e acqua, influenza il nostro temperamento così come le nostre scelte quotidiane.


Il fuoco presiede la volontà che accende l'essere umano e lo fa mettersi in moto per ottenere ciò che desidera nelle sue parti più profonde e autentiche; è quel carburante che dà la spinta. E' l'energia che vi è dentro lo stelo della pianta che vuole vedere la luce, e che fa sì che essa riesca a bucare anche il terreno più impervio.


"Fuoco, a te dobbiamo la nostra capacità di fare quel passo che tanto temiamo; grazie alla tua fiamma riusciamo con fermezza a manifestare ciò che ribolle nei nostri cuori; per opera del tuo calore, ci trasformiamo in esseri carismatici e richiamiamo a noi altre persone"



Grazie piccoli guerrieri e guerrieri, per rammentarci tutto ciò.


Sento di dovervi questo scritto piccoli bambini focosi; sono qui per condividere alcune riflessioni con chi vorrà portarle a sé.

 

Durante l'infanzia molte delle caratteristiche con cui veniamo al mondo, si manifestano con una spiccata accentuazione.


Questo in parte avviene per permettere al genitore di vedere fin da subito il proprio bambino con il temperamento con cui ha scelto di fare ingresso in questa vita. Lì vi è un'impronta, niente di più, niente di meno.


Ma noi adulti siamo in grado di vederli? Siamo stati educati a ciò? Abbiamo familiarità con il concetto di "portato del bambino"?


Ogni bambino viene al mondo con delle caratteristiche precise, che in qualche modo vengono a suggerire qualcosa a chi è chiamato ad occuparsi della sua educazione. Esse infatti sono gli attributi di cui ha bisogno, per adempiere al compito che è venuto a realizzare. "Sono giunto qui tra voi con queste caratteristiche perché esse mi guideranno là dove voglio arrivare. Mi vedi madre, mi vedi padre?"


Neonati irrequieti, spesso svegli, che lanciano forti segnali di ribellione verso qualcosa che il genitore non è in grado di decifrare. Eccolo il fuoco in azione fin dai primi albori.


Cresce il bambino guerriero e continua a impuntarsi quando vuole qualcosa; mette in atto tutta la sua determinazione e va alla conquista di ciò che vuole, senza guardare chi c'è intorno a sé.


Se vuole un giocattolo con cui sta giocando un altro bambino, glielo prende. Se non vuole fare ciò che gli viene proposto dal contesto in cui si trova, è già pronto a esplicitare senza mezzi termini la sua volontà "Io da qui non mi muovo!", "Io questa cosa non la facciooooo".


In molti di noi vive la convinzione che questi comportamenti vadano eradicati, in altri invece è l'atteggiamento che "tutto permette", a fare da padrone. Ma in verità né l'uno né l'altro sono funzionali semplicemente perché essi rappresentano degli estremi ed in quanto tali, lontani dal Centro, perno indiscusso di un atteggiamento equilibrato.


La strada da percorrere è più che altro da battere, aprire, sperimentare. Essa passa attraverso la porta dell'accettazione, incontra quella della disciplina e si muove nella direzione dell'accompagnamento alla trasformazione, giammai verso quella dell'eliminazione del comportamento difficile.


Ci sarebbe pertanto d'aiuto comprendere che queste manifestazioni che denotano un eccesso, hanno da un lato bisogno di un tempo lento e graduale per perdere parte della forza con cui si manifestano nella prima infanzia. Vi è nell'essere umano una maturazione neuronale che sottende la nostra crescita non solo fisica ma anche psichica, che necessita di tempo per potersi manifestare.


L'elemento aria per esempio, che presiede la nostra capacità di discernere tra ciò che "è bene e ciò che è male", compare non prima dei sette anni di età; per cui prima di questa età, è altamente improbabile che un bambino comprenda realmente dentro di sé la non propedeuticità di queste suo divampare. Non possiamo limitarci a dire, sgridando, castigando che questi suoi comportamenti accesi non vanno bene. Dobbiamo puntare ad altro.


 

NON SEI SBAGLIATO


il miglior contributo che come genitori o insegnanti possiamo offrir loro è quello di comprendere che nonostante le difficoltà che viviamo con loro, essi non hanno nulla di sbagliato dentro di sé.


Siamo chiamati a far germogliare nei nostri cuori l'accettazione nei confronti della loro natura ignea.


Ricordare a noi stessi l'utilità della presenza dell'elemento Fuoco, ci può essere d'aiuto. Ecco il fuoco di mio figlio, futuro uomo guerriero, capace di ribellarsi alle nefandezze della nostra società, capace di costruire il nuovo sulle macerie di questo vecchio che inizia a cadere a pezzi, anche se ancora tenuto in piedi dai più.


Io ti vedo.


 

NON DI SOLA ACCETTAZIONE VIVE L'UOMO

Ricordo sempre ai genitori che incontro, quanto sia importante imparare ad accogliere il figlio con la natura con cui è venuto al mondo. Tuttavia il grande lavoro non si limita alla sola accettazione, perché questa qualità ne richiama a sé un'altra ad essa complementare: la capacità di contenere, arginare, dare una direzione.


Questo pullulare di adolescenti che bullizzano altri compagni di classe, che governano in casa, che insultano i professori, sono in larga misura la personificazione di un fuoco che ha sempre potuto, e che può far terra bruciata intorno a sé, perché non ha trovato impedimento alcuno.


Un fuoco a cui è permesso divampare senza contenimento alcuno, prosegue dritto bruciando tutto ciò che trova sul suo cammino.


Mentre un fuoco a cui è permesso manifestarsi all'interno di un luogo delimitato da confini chiari, è un fuoco che non perde contatto con la sua natura, non dimentica chi è, ma allo stesso tempo fa esperienza dello stare al mondo con altri elementi, in una danza che implica espressione ma anche rinuncia, manifestazione ma anche attesa. In altre parole, crescita.


Non è più tempo di delegare ad altri, di inorridire per le notizie che trasmettono i telegiornali rispetto ad atti vandalici compiuti da giovani ragazzi. Perché questo sono atteggiamenti che restano in superficie.


Dobbiamo lavorare su noi stessi perché, disciplina e amore, le due colonne portanti degli antichi templi, devono incontrarsi nuovamente dentro di noi. Pena, lo sfacelo. Dobbiamo ergerci come templi sviluppando in noi queste due energie, una accogliente, l'altra contenitiva.

 

CONOSCI TE STESSO


Per offrire accettazione e contenimento al figlio, dobbiamo dapprima offrirlo a noi stessi.


Questa capacità è qualcosa che può germogliare nei nostri cuori, solo attraverso un Lavoro focalizzato sulla conoscenza di se stessi, dei meccanismi che si attivano al nostro interno ogni volta che entriamo in contatto con l'altro, così come di tutti i condizionamenti che ci portiamo addosso e che tengono relegata la nostra vera essenza, unica e irripetibile, sotto questa coltre di apprendimenti e modi di fare che non sono nostri.



Gli adulti di oggi hanno un'estrema necessità di ricontattare il proprio bambino interiore: il bambino che ognuno di noi è stato e che da qualche parte è ferito anche molto profondamente. Questa presa in carico del bambino che portiamo dentro, non può più essere trascurata. Perché in sostanza chi interagisce con il bambino tutto fuoco o fiamme, chi prova difficoltà nella relazione con esso, chi si ritrae dinnanzi a tutte queste fiamme, o chi per contro sputa a sua volta fuoco, chi all'atto pratico re-agisce a queste manifestazioni del piccolo guerriero, è il nostro bambino interiore.


Ed il nostro bambino interiore, ti assicuro è tanto bisognoso nel suo cuore, di essere accolto, visto e amato per ciò che è.

 

IL GRANDE FASTIDIO


Una via d'accesso per iniziare a lavorare su di sé è osservare il grande fastidio che proviamo quando ci troviamo a tu per tu con i moti di rabbia di nostra figlia.

E' bene che tu sappia che tutto ciò che ti irrita profondamente negli altri ha a che fare con qualcosa che ti riguarda da molto vicino. "Ciò che non sopporti di tua figlia, è qualcosa che tu non accetti di manifestare".


Ecco due concetti a me molto cari, che mi auguro possano accompagnarti nella conoscenza della tua persona.


Zona d'ombra: così si chiama quel luogo recondito all'interno della nostra psiche dove finiamo per stipare tutto ciò che impariamo a considerare come cosa non buona (da farsi, da dirsi, da manifestare); nella nostra zona d'ombra giacciono tutti i nostri divieti ed i nostri tabù, tutto ciò che in seno alla nostra famiglia ed in parte alla nostra cultura di appartenenza, abbiamo appreso a non manifestare perché "male". In molti di noi, l'aggressività, ovvero quell'uso mirato del fuoco volto ad ottenere l' allontanamento da noi di chi ci sta dando fastidio, giace in questo luogo oscuro, perché abbiamo imparato che esso è cosa sporca.


Ma realmente quel fuoco è il nemico da tenere chiuso in cantina?


Possiamo invece contemplare la possibilità che esso possa rappresentare un prezioso alleato da fare scendere in campo al bisogno? Un valido aiuto attraverso il quale io posso dar vita a quel confine sano che mi permette di ri-posizionarmi nel mio centro quando l'altro, mosso dai suoi personali bisogni insoddisfatti, tenta una e un'altra volta di usarmi, appoggiarsi a me, senza che io lo voglia?


Proiezione: così si chiama il meccanismo che riflette questo processo intra psichico appena esposto. Io proietto sull'altro ciò che non accetto di me. L'altro finisce per diventare lo schermo sul quale letteralmente proietto tutti i contenuti repressi che si trovano nella mia zona d'ombra. Ciò che non accetto di me, lo vedo nel comportamento dell'altro che tanto mi irrita.


E dunque "cosa ti irrita tremendamente di tuo figlio quando si comporta così?" Questa è un'altra sana domanda da porsi.


Ti infastidisce il chiasso che genera? a disturbarti profondamente è invece il giudizio delle persone che ti osservano mentre fa le sue scenate?


 

UN ESEMPIO CONCRETO

Poniamo che ti infastidisca il suo atteggiamento impositivo.


Se così fosse ciò che dovresti fare è iniziare ad osservare che relazione hai tu con ciò che oggi chiamiamo arroganza. Se per te arroganza è sinonimo di qualcosa che non si deve manifestare, sappi che hai appena portato luce su un tuo aspetto in ombra.


Tuo compito è accogliere in prima istanza quella parte di te che si attiva mentre l'altro manifesta la sua arroganza. Che parte si attiva? La bambina spaventata? Quella che sente ingiustizia? o quella che si sente rifiutata?


Dopo aver portato luce su queste dinamiche profonde che riguardano i nostri bambini interiori, la prima cosa che dobbiamo fare è quella di occuparci di queste parti ferite. Come? Amandole, cullandole, ninnandole, portando a esse le nostre parole compassionevoli, empatiche, quelle che in sostanza volevamo sentire quando eravamo piccoli e spaventati, piccoli e arrabbiati.


Solo successivamente possiamo passare alla rettificazione, ovvero alla fase in cui, attraverso un grande atto di volontà, diamo vita a quelle azioni che tanto temiamo ma che in fondo altro non fanno che andare a correggere quel pensiero disfunzionale, l'emozione ad esso connesso e il comportamento che ne consegue.


Per integrare l'atto arrogante dentro di te, dovrai impegnarti a compiere piccoli gesti quotidiani -sempre più grandi- che ti permettano di manifestare questa caratteristica, per esempio imponendo la tua decisione su quella dei tuoi figli o non lasciando che finiate per fare ciò che vuole che si faccia il tuo partner; tutto ciò fino ad integrazione avvenuta.


Una volta avvenuta l'integrazione non temere, non ti sarai trasformata in un mostro arrogante, ma succederà invece che avrai riconquistato ciò che per anni hai lasciato chiuso in cantina sotto chiave, e questa capacità sarà "pronta all'uso" quando sentirai la necessità di volerla impiegare.


Si tratta dunque di iniziare a scendere nella zona buia; non è più tempo di vivere in superficie; bisogna cominciare a muoversi verso il basso, verso il centro, per andare a scovare e lavorare proprio su tutti quei permessi mancati che condizionano così fortemente la qualità della nostra vita e di conseguenza, in parte quella dei nostri figli.


Ti ringrazio per essere giunto fino a qui.


Un caloroso Grazie a tutti i piccoli Guerrieri!


E buon Lavoro a noi tutti


A mia figlia Martina

Con amore (e disciplina ;-)


Wilma Riolo



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Un caro saluto

Wilma Riolo

-Psicologa e Libera Ricercatrice-

wilma.riolo@gmail.com

3457955225


Ricevo su appuntamento in studio a Milano -zona Stazione Centrale- e via Skype





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