Va' e impara ad essere interiormente libera -prime riflessioni-
Ognuno di noi vive la propria Esistenza da una prospettiva di osservazione sulla Vita stessa che non per forza di cose corrisponde a quella di chi ci è accanto, siano essi i nostri genitori, amici, colleghi, parenti etc
Io personalmente nel tempo sono andata sentendo sempre più chiaramente dentro di me che la prospettiva da cui volevo guardare questa Vita era quella che considera questa esperienza, un’opportunità. Un viaggio, se preferisci, il cui scopo è quello di portarci a un grado di liberazione interiore che ancora non abbiamo raggiunto. Questo è lo sguardo che sento di avere e che voglio conservare perché ne ho scoperte le straordinarie potenzialità.
Ma procediamo per step:
Raggiungere qualcosa che ancora non abbiamo incarnato, significa a tutti gli effetti incamminarsi verso un percorso che sì o sì ci porta a imparare qualcosa. Sei d’accordo?
Jannik Sinner oggi è il numero uno nel mondo del tennis, ma per arrivare a questa realizzazione è dovuto partire dagli albori e il suo è stato, come quello di tutti quanti i suoi colleghi, un camino di apprendimento. Concordi?
A questo punto una buona domanda che ci può venire in aiuto è la seguente: se le premesse sono vere -per me lo sono, ma non è detto che lo siano per tutti- Di quali condizioni di partenza abbiamo bisogno noi esseri umani affinché vi sia un apprendimento? Soffermiamoci un po’ su questa domanda perché è una domanda importante.
Le risposte che mi sono data, frutto in primo luogo delle esperienze che ho fatto mie fino ad oggi, vertono tutte su un concetto che ora voglio esporti.
Affinché vi sia apprendimento di qualcosa, prima ci deve essere una mancanza di quella cosa altrimenti ci verrebbe a mancare il terreno di gioco su cui giocarci la nostra partita d’apprendimento. Lo vedi?
Ma di che tipo di mancanza stiamo parlando?
Per apprendere una qualsiasi cosa dobbiamo poter partire da una delle due condizioni di partenza che andrò brevemente a illustrarti:
La prima è una vera e propria condizione di partenza di mancanza: condizione in cui quella capacità ancora non c’è ma grazie all’aiuto della Vita e degli Altri ( e poi via via che cresciamo, anche di noi stessi) quella capacità ad un certo punto può venire a manifestarsi; facciamo un esempio: il bambino sotto una certa età non sa parlare ma poi, grazie al Soffio della Vita che si esprime anche nei suoi circuiti neuronali e nel suo corpo in generale, unitamente all’aiuto fornito dagli adulti di riferimento, ad un certo punto inizia a parlare…
La seconda è sempre una condizione di mancanza ma questa mancanza non è data da qualcosa che non si è ancora potuta manifestare, ma è piuttosto legata a qualcosa che sì, aveva trovato una iniziale via d’espressione ma che poi è stata bloccata.
Mi spiego meglio, dapprima con un esempio sul bambino, poi con una metafora presa in prestito dal mondo adulto.
Immaginiamo un bambino di due anni: questo bambino sa difendersi (questa forza è presente in lui) è capace di esprimere se stesso nel senso che quando non vuole qualcosa che non gli piace sa dire no, sa chiudere i pugni, sa pestare i piedi e girare il volto dall’altra parte etc. L’ambiente che lo circonda però percepisce queste sue caratteristiche come minacciose. E allora che fa? Inizia a minarle: l’ambiente, comincia a opporsi a queste manifestazioni del bambino e così facendo, a furia di ricevere critiche e giudizi, il piccolo inizia a lasciar migrare verso l’interno questo suo modo di esprimersi portando invece a manifestazione un’espressione di sé diversa: quella accettata dal contesto. Ecco che un po’ alla volta, viene a subentrare un blocco: il bambino potrebbe non perdere del tutto la sua capacità di opporsi a ciò che non gli piace - potrebbe infatti tirare fuori ogni tanto questa sua capacità ma solo in casi estremi e quando si sentirà legittimato a farlo - ma tendenzialmente queste qualità, resteranno sigillate dietro ad un blocco, dietro ad un diritto negato: “non ho il diritto di esprimermi, non ho il diritto di essere libero”.
E del mondo adulto che dire? Senz’altro che non è altra cosa dal mondo infantile: perché ciò che abbiamo vissuto in età precoce continua a ripetersi dentro di noi quando diventiamo anagraficamente adulti.
Quel bambino che a quell’epoca aveva dovuto rinunciare al suo diritto di auto affermazione oggi è molto probabilmente un adulto molto accondiscendente, portatore anche di splendidi valori come la capacità di saper mediare e di ascoltare gli altri, ma tuttavia ancora bloccato nella capacità di scegliere da sé e per sé. Attenzione però: questa sua incapacità non è un difetto -come lui invece percepisce di sé- ma un’espressione tangibile di un blocco che alberga ancora nel suo cuore.

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