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Il ruolo della placenta nella relazione mamma bambino

La placenta nasce, anche lei come il bambino abbandona il ventre materno e lo fa dopo la venuta al mondo del piccino come a voler dire: “ho terminato la mia missione, posso andarmene”.


A volte lo fa poco dopo, altre volte dopo qualche ora. E’ importante che esca e che quando lo faccia sia integra ovvero che nessuna sua parte, per piccola che sia, resti all’interno dell’utero; se così non fosse sarebbe necessario un intervento esterno.


Ma cos'è la placenta? Te lo sei mai chiesto?


La placenta innanzitutto è un organo. Ha una forma a disco e aderisce alla parete dell’utero. La sua posizione può variare da donna a donna dipendendo dal punto in cui avviene l’impianto dell’embrione nell’endometrio - lo strato più interno della parete dell’utero-. Essa dunque potrà essere anteriore, posteriore o laterale ma ciò non influisce né sulla gravidanza né sul parto. Solo nel caso in cui la placenta si trovasse al di sotto del bambino -placenta bassa o previa - sarà necessario comprendere il da farsi, insieme all’ostetrica o alla ginecologa di fiducia, in quanto la placenta non può in nessun caso nascere prima del bambino.





Alla nascita pesa all’incirca tra i 500 e i 600 grammi e ha le sembianze di un albero dai colori viola, blu e rosso per questo viene chiamata “Albero della Vita".


La placenta si forma durante le prime dieci settimane e si completa entro il terzo mese di gravidanza.


E' costituita dallo stesso materiale genetico del tuo bambino, materiale che, suddividendosi dopo la fecondazione, da una parte dà vita a tuo figlio e dall'altra alla sua placenta. In altre parole entrambi hanno le stesse cellule e lo stesso DNA perché entrambi provengono dall’unione del tuo ovulo e dello spermatozoo del papà di tuo figlio e la loro origine comune li rende geneticamente identici.


Durante la gestazione la placenta cresce insieme al tuo bambino e lo protegge fornendogli i nutrimenti necessari ed eliminando le scorie.


Esiste un filtro placentare che seleziona ciò che può e ciò che non può arrivare al piccino. Tale filtro fa sì che fin da subito il tuo sistema circolatorio e quello di tuo figlio siano due sistemi separati determinando che il tuo sangue e quello del tuo bambino non si mischino mai. Difatti i vasi materni e quelli fetali non entrano mai in contatto, trovandosi gli uni da un lato della placenta e gli altri dall’altro.


Come afferma Ibu Robin nel suo libro “Il Chakra dimenticato: il libro della Placenta”, “questo è uno dei miracoli della Placenta: presiede al nutrimento fetale garantendo, nel frattempo, l’integrità e l’autonomia dei rispettivi sistemi di scambio”.


La placenta fornisce alla tua piccina i nutrimenti necessari per un suo sano sviluppo (glucosio, proteine, acqua, sali minerali, vitamine..) a tal proposito Robin afferma come nel caso di carenze nutrizionali materne- lei opera a Bali-, la placenta difende sempre lo sviluppo fetale: è il caso di madri malnutrite che danno a luce bambini normopeso. La placenta difende la vita in via di sviluppo!


Tra altre funzioni, la placenta produce gli ormoni necessari per un buon sviluppo della gravidanza e per la crescita del tuo piccino: tra di essi vi sono la gonadotropina corionica umana (betaHCG), il progesterone, gli estrogeni e la prolattina.


La funzione probabilmente più conosciuta di questo organo e che in parte ti ho già anticipato, è quella di filtraggio: la placenta infatti fa da barriera impedendo il passaggio di molte sostanze che risulterebbero dannose per il tuo piccino. Tuttavia alcune di esse, tra cui l’alcol, la caffeina, la nicotina, alcuni farmaci e sostanze stupefacenti, riescono ad attraversarla comunque ed è per questo che è bene che tu abbia un occhio di riguardo verso di esse.


La funzione meno conosciuta ma anch'essa di enorme importanza soprattutto su un piano diverso da quello fisico ma ad esso collegato, è quella che concerne la comunicazione emotiva tra mamma e piccino quando quest'ultimo giace ancora nel grembo materno.


Tua figlia non è separata da te e dal tuo sentire; le tue emozioni, qualunque esse siano, giungono a lei proprio attraverso questo organo tanto sacro quanto poco conosciuto e riconosciuto.

Come ho spiegato in questo articolo -dedicato alla ferita da rifiuto che tutti noi -chi più chi meno- abbiamo sperimentato nel grembo di nostra madre, questo sentire materno che fluisce e penetra verso il piccolo in via di sviluppo, trova spiegazione scientifica nelle parole del Dottor Gianpaolo Giacomini, medico che da anni lavora perseguendo l’obiettivo di offrire una visione integrata della medicina e della conoscenza, dove al centro vi sia la persona e non la malattia.

“La placenta, organo specifico della gravidanza, barriera e filtro tra il sangue della madre e quello del bambino… è in grado di bloccare l’ingresso nella circolazione fetale di molte molecole, batteri tossici ambientali. Ma allo stesso modo, essa non è certo in grado di bloccare le onde elettromagnetiche, l’apprensione, le paure e le angosce che provengono dalla madre. Queste onde prodotte dalla madre possono indurre nel cervello del bambino, attraverso l’interazione con l’ipotalamo fetale, la produzione di ormoni, sostanze neuronali e altre molecole segnale che fanno sì che egli possa percepire lo stato d’animo materno “alterato”, preoccupato, in relazione all’ambiente in cui si trova.”


Per comprendere quanto appena descritto dobbiamo considerare il pensiero come un vero e proprio campo elettrico. Che il pensiero produca energia significa che questo campo elettrico ad un certo punto si trasforma in un' onda elettromagnetica e le onde si sa, hanno la capacità di viaggiare, di muoversi e portare qualcosa con sé. Energia è movimento..


"Il pensiero della madre, che all’interno del cervello non è altro che un campo elettrico, diviene un’onda elettromagnetica. Quest’onda, che viaggia all’interno del corpo della madre, è percepita a livello inconscio anche dal feto. ("Trattato di Alchimia delle Emozioni" di Gianpaolo Giacomini)




Questo qualcosa -trasportato con sé dalle onde elettromagnetiche- viene da noi recepito e soprattutto tradotto in qualcosa ai nostri sensi comprensibile, grazie ad una ghiandola collocata anteriormente all’interno della scatola cranica, tra i due emisferi cerebrali: l'Ipotalamo. Esso è difatti in grado "di percepire le onde elettromagnetiche, tradurle in segnali elettrici, chimici o ormonali, per poi diffonderli in forma ubiquitaria in tutto il corpo."


Cosa significa tutto ciò?

Significa che possiamo aprirci ad una comunicazione onesta e sincera con nostro figlio in grembo perché la Placenta ce lo permette. Significa altresì che siamo chiamate a prenderci cura di noi stesse perché le emozioni che viviamo, giungono alla Vita che si sta sviluppando attraverso di noi. Ciò non vuol dire che dobbiamo cercare di essere sempre serene e felici per far sì che il nostro bambino sperimenti meno emozioni "negative" possibili. Ciò non è né applicabile su di sé dall'oggi al domani né necessario: non è privando difatti il figlio dallo sperimentare frustrazione che esso si converte in un uomo integro.


Quello che risulta invece fondamentale per te e per la Vita che stai accogliendo dentro di te è il saper offrire fin dal grembo un contenimento emotivo a tua figlia rispetto a ciò che naturalmente ti trovi a vivere nella tua vita di tutti i giorni.


Come sappiamo, la nostra vita è costellata da tutta una gamma di emozioni, "non solo di gioie vive l'uomo" ma anche di paura, rabbia, incertezze... E dunque quando esse bussano alla nostra porta, oltre ad accoglierle aprendo quel varco e lasciando loro spazio per manifestarsi, è bene ricordare a noi stesse che questa visita a volte inaspettata, rappresenta anche un' occasione. L'occasione di cercare il contatto con quel tuo figlio che è tanto immerso quanto te in quel turbinio di emozioni.


Via libera dunque alla creazione volontaria di pensieri costruttivi che offrano contenimento alla creatura che porti in grembo. Perché come abbiamo visto il pensiero crea tutta una serie di processi neurochimici che vengono letti dall'Ipotalamo di tuo figlio ed interpretati come un cambiamento in atto. E dunque il tuo pensiero, un pensiero che segue l'emozione che hai appena sperimentato e che narra il tuo vissuto al tuo bambino, può diventare veicolo di sensazioni di accoglienza e contenimento per lui. Lui, lei: una piccola grande Vita che con te si nutre e che attraverso te cresce e si sviluppa.


"Mamma si è appena arrabbiata, questo che stai sentendo è l'effetto della mia rabbia: un vulcano che esplode, una lava rosso fuoco che fa terra bruciata accanto a sé; mi sono sentita trattata ingiustamente e sì, ho voluto letteralmente far terra bruciata accanto a me! Mamma mia che urla che ho lanciato! Cucciolo sono consapevole del fatto che tu stia vivendo insieme a me questo maremoto; probabilmente durerà ancora un po'.....ora provo a respirare ....... ho proprio bisogno di un momento tutto mio... e tuo...ecco inizio a tranquilizzarmi, sta passando, io sono qui, ci sono piccolo mio e ti accarezzo".





Wilma Riolo

Psicologa, Psicologa Perinatale e Ricercatrice Indipendente

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